I dj che fecero la storia: SYMPHONY SID

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[Portrait of Symphony Sid and Josh White, WHOM, New York, N.Y., between 1946 and 1948] (Library of Congress) Gottlieb, William P. , photographer.

Sidney Tarnopol, in arte Symphony Sid, non è tra i personaggi più conosciuti della storia del Jazz, ma ebbe un’importante ruolo nella sua diffusione e pertanto ritengo sia utile raccontarne le vicende e le gesta. Anche per raccontare come i disc jockey contribuirono a far conoscere, ballare e apprezzare questa musica. Quando Sid cominciò a trasmettere in una radio del Bronx nel 1937, in realtà la definizione di dj non esisteva ancora, venivano chiamati annunciatori. Lui fu tra coloro che definirono il mestiere e diedero un esempio di impegno e dedizione non solo nei confronti della musica, ma anche della causa dei diritti civili delle minoranze, inscindibilmente legata alla storia della musica Jazz, creata nei quartieri afroamericani in primis, ma anche dagli immigrati di origine ebraica, italiana, latinoamericana: un fertile mix di origini e culture musicali.

Il ruolo importante di questo statunitense nato a New York in una famiglia di origine est-europea in cui si parlava yiddish, fu sancito anche dal numero di composizioni che grandi musicisti gli dedicarono. Vorrei proporvi in questo articolo tre di questi, cominciando con quello più famoso del grande Pres (Lester Young), che compose Jumpin’ with Symphony Sid per dargli il riconoscimento dovuto e ringraziarlo per il modo in cui promosse la musica Swing e Be Bop dalla fine degli anni ’30 in poi. Alla musica di Pres il cantante King Pleasure aggiunse poi anche un testo, interpretato successivamente da diversi musicisti. In questo stupendo filmato del 1958, troviamo alcuni grandissimi (tra gli altri Young, Hawkins, Shavers, Pee Wee Russell, “Lion” Smith, Greer) impegnati ad improvvisare sul tema, con un clima da jam fumosa e “leggermente” alcolica. Uno spettacolo da seguire dalla prima all’ultima nota e dalla prima all’ultima espressione dei musicisti:

Lester Young – “Jumpin’ with Symphony Sid” (1958)

La storia di Sid è legata alla Big Apple, una delle città più importanti nella storia del Jazz (e non solo, ovviamente). Nelle radio e nella scena newyorchese si muoveva come a casa, conoscendo i principali artisti e promuovendo in radio la musica nera, quelli che venivano chiamati race records. Fu tra i primi a proporre ad un pubblico bianco i dischi che venivano prodotti e commercializzati principalmente per gli afroamericani e il successo fu immediato. Come si può vedere nelle foto a corredo di questo post, non di rado invitava in studio gli artisti e gli consentiva di esibirsi dal vivo. Buona abitudine che accompagnava ad uno slang ispirato dalla parlata e dai modi di dire dei neri. Jive talk lo chiamava Cab Calloway, che ne scrisse anche un dizionario per decifrare il modo di parlare in uso ad Harlem nel mondo del Jazz. Perché Sid era un vero hipster, un bianco appassionato della cultura musicale nera, antesignano per tante cose della successiva Beat Generation (e infatti Kerouac lo citò nel seguente passo di On the road: “Dean took the wheel and drove clear the rest of the way to New York, and we began to hear the Symphony Sid show on the radio with all the latest bop, and now we were entering the great and final city of America.”).

Per questi motivi fu ringraziato dagli artisti, per il suo ruolo di promotore culturale e musicale, oltre gli steccati della segregazione. Un altro musicista che lo immortalò in una sua composizione fu il celebre tenorsassofonista Illinois Jacquet (proveniente dall’orchestra di Lionel Hampton, per cui compose Flying Home, uno dei brani più famosi e ballati nelle piste da ballo lindy):

Illinois Jacquet – Symphony in Sid (1947)

La sua carriera fu lunga, ma anche costellata da ostacoli. Sid era un liberal convinto e non lo nascondeva, non aveva timore di sostenere candidati socialisti e di sinistra negli USA degli anni ’50, emblema della chiusura maccartista. Ebbe inoltre qualche problema con la legge a causa di un’abitudine, quella di fumare marijuana, che era comune nel mondo Jazz di quei decenni forse tanto quanto il diffusissimo vizio dell’alcol.

Ciò comunque non gli impedì di ottenere riconoscimenti pubblici per la sua opera di promozione di artisti di colore e prima della sua morte nel 1984 ebbe anche l’onore di essere incluso dalla Rock and Roll Hall of Fame nella lista dei disc jockey più influenti del secolo scorso.

In questa foto finale lo vediamo negli studi di registrazione in compagnia di un altro sassofonista che divenne celebre con Hampton, il texano Arnett Cobb. E per concludere questo ricordo di un personaggio speciale vi propongo proprio un suo brano a lui ispirato:

Arnett Cobb – “Walkin’ with sid”

Let’s pay our tribute to the Masters!

🙂

Mazz jazz (aka Professor Bop)

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[Portrait of Arnett Cobb and Symphony Sid, WHOM, New York, N.Y., between 1946 and 1948] – Forms part of: William P. Gottlieb Collection (Library of Congress).